Se c'è un dolce tradizionale che può essere eletto a simbolo del capoluogo toscano questi è senz'altro la “Schiacciata alla fiorentina”.
A differenza dei lievitati da ricorrenza di altre regioni che celebrano il Natale o la Pasqua, questo dolce è tradizione gustarlo al martedì grasso.
Non c'è forno o pasticceria a Firenze che non la proponga in tutto il periodo del carnevale e potete giurarci che ogni famiglia fiorentina (o quasi) ha la sua ricetta tramandata e della quale va orgogliosa.
Già nell' "Artusi" è riportata la ricetta di una "Stiacciata unta" come derivazione semplificata della “Stiacciata coi siccioli” (i ciccioli di maiale), preparazione con la quale aveva infatti molti tratti in comune.
Quel che è arrivato al nostro tempo è dunque la tradizione di un dolce lievitato aromatizzato all'arancio (e talvolta vagamente speziato), reso più morbido dall'impiego dello strutto, unico residuo dell'antico legame con i "siccioli" cari all'Artusi.
Appena più anticamente nel '700 veniva chiamata anche “Stiacciata delle Murate” con riferimento all'allora carcere fiorentino delle Murate.
Pare infatti che questo dolce venisse riservato ai condannati come "ultimo boccone di vita dolce" quando venivano condotti al patibolo in Porta alla Croce (oggi Piazza Beccaria).
Il termine schiacciata indica inoltre che il dolce dovrebbe essere preferibilmente piuttosto basso (non più di due dita di altezza) pur mantenendo la propria sofficità.
I tradizionalisti la preferiscono quindi bassa e semplicemente imbiancata di zucchero a velo, i forzati inguaribili della cremosità invece la gradiscono tagliata a metà e farcita di panna o crema diplomatica e nel tempo non è mancata l'onnipresente (e a mio parere anche inopportuna) declinazione con crema al cioccolato; l'unico tratto comune nell'aspetto di tutte è il caratteristico simbolo del giglio fiorentino ricavato spolverizzando con del cacao attraverso una maschera.
Poi modernamente molti autori di ricettari si sono prodigati a sviluppare versioni casalinghe che prevedevano l'utilizzo del burro, del lievito chimico, dell'aroma d'arancio in fialetta e della vanillina etc... ma gli ingredienti della Schiacciata fiorentina tradizionale rimangono:
- la lievitazione biologica (come minimo il lievito di birra)
- l'aromatizzazione con scorza di arancio grattugiata
- lo strutto come unico grasso nell'impasto
Finito il preambolo storico/culturale/gastronomico e quant'altro vi racconto questa mia versione...
-o-
Tutto è nato da una chiacchierata a tre con
Gaia (
quì il suo post "parallelo" sul tema schiacciate) ed Elena su come fare ad ottenere una schiacciata alla fiorentina più vicina a quelle (buone) di pasticceria ed un po' meno a quelle "casalinghe" e si era infine ipotizzato che nelle prime per garantire la caratteristica sofficità il pasticcere professionista ricorresse anche al lievito naturale.
Le ricette vagliate prese dai libri parlano comunque sempre e solo di lievito di birra, chi come noi però ha assaggiato quelle di “Giorgio” o di “Marisa” (tanto per citare un paio di ottimi esempi noti ai gourmet fiorentini) e le confronta coi propri tentativi casalinghi rimane... diciamo un po' perplesso.
Ho sviluppato perciò una ricetta che prevede una lievitazione di tipo misto, anche se in realtà in questa prima versione (anche per avere un compromesso sui tempi) ho previsto che il grosso del lavoro lo facesse il lievito di birra lasciando al lievito naturale il contributo a rendere la mollica... molto particolare!
Tra l'altro le ricette nei libri trovate finora prevedevano spesso quantità di lievito "esose", anche il 10% per impasti diretti!
Ragion per cui al lievito fresco e a quello naturale ho affiancato una biga a 18 ore di maturazione.
Per quanto riguarda l'aromatizzazione invece (credo che l'aggiunta di un po' di odore speziato faccia comunque sempre parte della tradizione), ho aggiunto poca noce moscata e pochissima cannella.
Premesso che parlare della manutenzione ordinaria del lievito madre è altro argomento ed ognuno ha i suoi metodi e rituali, il primo passo sarà quello di avere un lievito madre ben in forza nel momento stesso che la biga arriva a maturazione.
Io ho calcolato che avrei impastato la domenica alle 17 perciò la tabella di marcia che ho seguito è la seguente (chi segue altri metodi può saltare direttamente al 1° impasto ricordandosi di preparare nel
frattempo la biga).
Tappe di impasto
- Sabato ore 21 : rinfresco del lievito madre e legatura - 12 ore di riposo a temperatura ambiente
- Sabato ore 23 : biga a 18h di maturazione - 18 ore di riposo a 18-20°
- Domenica ore 9 : primo rinfresco e maturazione del lievito madre
- Domenica ore 13 : secondo rinfresco a maturazione del lievito madre
- Domenica ore 17 : 1° impasto - 1h riposo
- Domenica ore 18 (circa) : 2° impasto - 90' riposo
- Domenica ore 20 : 3° impasto - 90' puntata
- Domenica ore 22 (circa) piega e stesura impasto in 3 fasi - 90' lievitazione
- Domenica ore 24 cottura
(...se tutto va bene ;-) )
Ingredienti e procedimento
Biga
Farina Manitoba 150 gr
Acqua 75 gr
Lievito di birra fresco 1,5 gr
Sciogliere il lievito nell'acqua fredda, aggiungere la farina ed impastare quanto basta ad ottenere una pasta grezza ma unita.
Mettere in una ciotola, coprire con un panno pulito e lasciar riposare in un angolo riparato a 18-20° per 18h.
Prima di procedere all'impasto preparare sbattere un uovo medio in una tazzina (50 gr circa) e conservarlo in frigo (aiuterà ad abbassare la temperatura dell'impasto), andrà aggiunto 1/3 alla volta nei tre rispettivi impasti.
Inoltre conviene ammorbidire tutto lo strutto (80 gr) con un cucchiaio, incorporarci la scorza grattugiata di un arancio grande (o anche due!) non trattato, un pizzico di noce moscata, pochissima cannella e tenere il tutto a portata di mano.
Una volta scoccata "l'ora X" tenere ingredienti (e ricetta!) a portata di mano, finalmente si comincia!
1° impasto
Biga 180 gr (prelevare la parte interna senza croste)
Lievito madre in forza 50 gr (idem come sopra)
Lievito compresso fresco 8 gr
Zucchero semolato 5 gr
Zucchero invertito 10 gr (in alternativa mettere in tutto 20 gr di zucchero semolato)
Uovo 17 gr
Farina (W300) 30 gr
Mettere in planetaria la biga ed il lievito madre spezzettati, il lievito compresso sbriciolato, l'uovo e lo zucchero invertito.
Montare il gancio e formare l'impasto, aggiungere infine lo zucchero semolato e la farina ed impastare fino ad ottenere un impasto uniforme e liscio.
La temperatura di fine impasto dovrebbe essere mantenuta preferibilmente tra i 25 ed i 26°.
Arrotondare e mettere in una ciotola, coprire con pellicola e mettere a riposare a 30° per 60' circa
Trascorso il tempo dovrebbe raddoppiare:
2° impasto
Il 1°impasto (peserà 300 gr circa)
Zucchero semolato 40 gr
Uovo 17 gr
Tuorlo 18 gr (all'incirca uno da uovo medio-grande)
Farina (W300) 75 gr
Strutto 40 gr
Sgonfiare bene il primo impasto metterlo in planetaria ed aggiungerci l'uovo e metà zucchero semolato.
Formare l'impasto, aggiungere infine l'altra metà dello zucchero semolato e la farina ed impastare fino ad incordatura.
Incorporare lo strutto in due volte ribaltando l'impasto più volte e riportare in corda.
La temperatura di fine impasto deve essere sempre mantenuta tra i 25 ed i 26°
Mettere in una ciotola coperta con pellicola a 30° per 90' (ovvero al raddoppio)
3° impasto
Il secondo impasto (peserà 490 gr circa)
Zucchero 40 gr
Uovo 17 gr
Tuorlo 35 gr (all'incirca un paio da uova medio-grandi)
Farina (W300) 75 gr
Strutto 40 gr
Sale 3 gr
Alla porzione di strutto residua incorporare il sale.
Sgonfiare bene l'impasto e metterlo in planetaria con metà dello zucchero, l'uovo ed i tuorli, far uniformare l'impasto ed infine aggiungere lo zucchero residuo e la farina. Incordare.
Incorporare l'ultima porzione di strutto (aromatizzato e salato) in due volte ribaltando l'impasto più volte e riportare bene in corda.
Stesso discorso per la temperatura di fine impasto da limitare possibilmente a 26°
quì ho un po' sforato... ;-)
Una volta pronto mettere l'impasto in una ciotola a puntare per 90' circa, dovrebbe più o meno raddoppiare...
Al termine sgonfiarlo bene (magari con il mattarello) e stenderlo in una striscia.
Ripiegarlo a tre e metterlo nella teglia unta di strutto ed infarinata.
N.B.: io ho usato la teglia antiaderente e non c'è stato bisogno di ungere.
Lasciar riposare ed allargare la pasta in tre volte alternando riposti di 10-15' circa, senza forzare troppo e senza strappare finché non si è coperto completamente il fondo.
Riposo...
Riposo...
Finire di schiacciare bene fino ai bordi e mettere a lievitare per 90' coperto con pellicola dopodiché cuocere a 180° per 20' circa o comunque fino a doratura.
Sfornare e dopo 5' mettere a raffreddare su una griglia.
Decorazione
Zucchero a velo
Cacao in polvere
Mascherina/stencil con giglio fiorentino (ringrazio
Marble per avermi aiutato a procurarmela tempo fa :-) )
Quando è ben fredda spolverizzare con abbondante zucchero a velo,
coprire con la mascherina recante la sagoma del giglio fiorentino
e spolverizzare col cacao setacciato.
Togliere con delicatezza la maschera e mettere su vassoio.
L'interno si presenta uniformemente e finemente alveolato, piuttosto leggero l'insieme
crosticina appena croccante e pasta morbida ma "filante" come piace a me!
Buon "martedì grasso" e a presto!! :-D
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P.S.: ieri per errore ho pubblicato per pochi secondi la bozza del post e sebbene lo abbia pure cancellato e riscritto è rimasto indicizzato nelle blog roll dove compare e non ho saputo rimediare.
Ci tengo a dire che non è da me giocare con data ed ora del post per risalire le blog-roll, mi scuso per la mia imperizia.